VOLONTARI@WORK: FONDAZIONE TERZJUS PREMIA IL VOLONTARIATO AZIENDALE DI COMPETENZA
Con Volontari@work, Fondazione Terzjus punta a valorizzare la connessione tra imprese e terzo settore, le buone pratiche e le sfide future. Aperte le candidature per la seconda edizione, anche per gli ETS. Bobba: « Il volontariato aziendale deve diventare misurabile, replicabile, comunicabile»
30 Dicembre 2024
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Il volontariato aziendale di competenza è una delle tendenze più interessanti quando si parla della relazione che lega il mondo dell’impresa al mondo del Terzo Settore. Il premio Volontari@work della Fondazione Terzjus mette in luce tale sinergia e punta a valorizzare proprio il volontariato di competenza, capace di unire le istituzioni, le imprese e il Terzo Settore, accendendo i fari sulle buone pratiche presenti e sulle leve per affrontare le sfide future. Il premio Volontari@work è arrivato alla seconda edizione, che presenta alcune novità rispetto alla prima, che ha premiato 23 aziende che hanno dimostrato come il volontariato di competenza faccia la differenza. La seconda edizione si rivolge anche agli ETS che hanno attivato progetti di volontariato di competenza. Possono infatti candidarsi – entro il 7 marzo 2025 – aziende con più di 50 dipendenti di qualsiasi settore merceologico, presenti in Italia, che abbiano realizzato negli ultimi tre anni progetti di volontariato d’impresa nella sua particolare declinazione di volontariato di competenza; aziende già candidate alla prima edizione che intendano candidare lo stesso progetto anche per la seconda edizione; enti del terzo settore e onlus che negli ultimi tre anni hanno attivato progetti di volontariato di competenza con aziende con più di 50 dipendenti. Tutte le informazioni qui.
Volontariato di competenza: interessa a più di un quarto delle imprese italiane
Secondo il Sistema informativo Excelsior di Unioncamere, il volontariato aziendale appare ancora abbastanza limitato, riguardando il 5% delle aziende che impiegano almeno 50 dipendenti. Queste ultime danno l’opportunità al proprio personale di cimentarsi in attività di vario tipo: sociale, ambientale, consulenziale, educativo. Il volontariato di competenza risulta comunque una componente rilevante di queste pratiche multiformi, coinvolgendo circa 4 imprese su 10 impegnate in programmi di volontariato aziendale (39,4%). E il trend farebbe ben sperare considerando che più di un quarto (26%) delle imprese italiane hanno dichiarato di essere interessate ad impegnare il proprio personale in iniziative d1volontariato di competenza.
Fondazione Terzjus: c’è interesse ad andare oltre il community day
Volontari@work è un premio corale, quindi, che si basa su una forma di volontariato che non ha ancora preso piede stabilmente nelle politiche aziendali. Da che riflessioni è nato? «Siamo partiti nel 2022 con un’attività di ricerca di tipo qualitativo, con una decina di casi di medie e grandi imprese per verificare se questo fenomeno, conosciuto in tante esperienze, avesse avuto una certa frequenza e delle tipologie ricorrenti» ci ha raccontato Luigi Bobba, presidente di Fondazione Terzjus. «Da questi 10 casi abbiamo visto che il volontariato aziendale segue varie tipologie. Una prima è di tipo educativo, un’attività di formazione e informazione fatta con scuole, volontari, Aps. Una seconda riguarda un intervento di tipo emergenziale, dalla durata limitata nel tempo, successivo a qualche emergenza ambientale. Il terzo tipo è un volontariato consulenziale, in cui veniva esportata una competenza per avviare una nuova attività una nuova funzione. Il quarto è un volontariato di tipo professionale, la possibilità di trasferire competenze già in opera nelle aziende in un ETS. L’anno dopo abbiamo realizzato una ricerca insieme a Unioncamere per verificarne la consistenza. E lì abbiamo trovato un 4% di aziende che sviluppavano una forma simile di volontariato. La cosa interessante è che il 26% di queste aziende si diceva potenzialmente interessata a qualcosa di più del tipico community day, la giornata aziendale, che è un’attività positiva, ma dalla durata temporale e dalle competenze limitate».
Il senso del premio Volontari@work
Da qui è nata l’idea di Volontari@work. «Abbiamo pensato in termini di prospettiva. Il volontariato d’azienda, questa forma di prestito non oneroso di personale, gode di una normativa fiscale per cui l’azienda piò scaricare il costo del lavoro della persona che è stata prestata. Il premio si si ripromette di far emergere, di narrare queste esperienze, premiare simbolicamente quelle aziende che decidono di fare questo investimento» spiega Bobba. «C’è un booster per le aziende sopra i 500 dipendenti: con la nuova regolazione europea ESG non si può ridurre il volontariato aziendale solo a una giornata. Il volontariato aziendale deve diventare qualcosa che sia misurabile, che possa avere un impatto, una replicabilità, e una comunicabilità dell’iniziativa». «Questo è un aspetto molto importante» continua. «Perché, almeno secondo me, questo significa che io incorporo nella missione aziendale anche la produzione di un bene di natura sociale. E questo è un cambiamento culturale importante. Altrimenti la donazione di qualche migliaia di euro è un elemento di eccezione, di buon cuore, ma è come se il tema del bene comune, il tema sociale non fosse responsabilità delle aziende. Nel momento in cui il fisco riconosce che un bene di natura sociale ha lo stesso valore del costo della produzione di un bene commerciale, la base di partenza c’è. Il cambiamento è da compiere».
Non emerge ancora una domanda verso le aziende
Il cambiamento, una nuova cultura per le aziende, serve anche al volontariato. «Neanche gli ETS hanno compreso pienamente che, nel momento in cui devono affrontare progetti più strutturati, evidentemente si devono porre il tema delle competenze necessarie per realizzarli» spiega Bobba. «E quindi non emerge neanche una domanda verso le aziende. Uno dei casi interessanti, in questo senso, è quello dell’industria farmaceutica Chiesi. Che si è dedicata non solo a una singola organizzazione, ma ha realizzato un accompagnamento e orientamento all’inserimento al lavoro di donne vittima di tratta. Con il CSV che ha fatto da collettore delle domande».
Una categoria dedicata agli Enti di Terzo Settore
Una delle novità della nuova edizione di Volontari@work è la categoria dedicata agli Enti del Terzo Settore e alle Onlus, per esplorare anche l’altra faccia della medaglia del volontariato di competenza. Una scelta coerente, che completa il racconto di questa forma di volontariato. «L’anno scorso ci siamo concentrati solo sul lato aziendale» ci spiega Bobba. «Ci siamo resi conto che contava molto la tipologia di relazione che si era instaurata con gli ETS e le Onlus. Il rapporto diventa di tipo biunivoco, perché ci sono competenze che vengono trasferite in entrambe le direzioni. Da un lato c’è un sedimentarsi di competenze che i dipendenti dell’azienda hanno trasferito agli ETS. Dall’altro gli stessi dipendenti tornando in azienda dopo aver acquisito una consapevolezza che non avevano prima di questa esperienza».
Fondazione Global Inclusion: promuovere equità, diversità e inclusione nelle imprese
Il discorso con Luigi Bobba si sposta poi verso la Fondazione Global Inclusion, di cui è presidente, e che si è riunita lo scorso 2 dicembre per il suo sesto evento annuale, dal tema Design For All. «Global Inclusion è un comitato non profit» ci ha raccontato Bobba. «Era nato su iniziativa di una società di consulenza direzionale, Newton di Milano, che nelle sue attività di formazione e consulenza aveva percepito che c’era una domanda da parte delle imprese di mettere a sistema questa esigenza di promuovere il rispetto delle diversità, l’equità e l’inclusione e nei processi lavorativi e nelle organizzazioni delle imprese. Così è nato questo comitato che mi è stato chiesto di presiedere con lo scopo, da un lato, di fondere questa cultura nelle imprese, nei processi organizzativi e nella gestione delle persone. E, dall’altro, di creare un ponte con il mondo scolastico e universitario e il mondo del Terzo Settore sapendo che l’azione sulla cultura deve essere trasversale altrimenti i risultati sono sempre passeggeri. Da qui sono nati degli eventi annuali, l’ultimo il 2 dicembre, e delle attività più specifiche di formazione. E anche un’alleanza con AIDP l’Associazione Italia dei Direttori del Personale e una partnership con Il Sole 24 ore». «C’è un’assonanza con il premio Volontari@work, che tende a valorizzare le competenze delle persone, non tanto per la produzione di beni e servizi a finalità profit, ma nel sostegno, accompagnamento e sviluppo di attività e funzioni con ETS e Onlus» continua. «Ed è per questo che quest’anno il premio è aperto, proprio per fare questo ponte, non solo alle imprese, ma anche a ETS e Onlus che hanno sperimentato sul campo questa ibridazione tra profit e non profit». Il tema dell’evento di quest’anno di Global Inclusion è stato Design For All. «Si è parlato della produzione di strumenti per la vita quotidiana, ambienti e architetture pensati in modo inclusivo. È un’applicazione di quel principio generale che ha ispirato la nascita di Global Inclusion», ha concluso Bobba.