IL NOSTRO PATRIMONIO VERDE CURATO DA 180MILA VOLONTARI
Aumenta il numero dei volontari “green” in Italia. Diminuisce, invece, il numero delle associazioni non profit nel settore dell’ambiente.
27 Settembre 2019
Questo testo sul volontariato ambientale è tratto dal numero di VDossier , intitolato “Ambiente, noi lo salviamo così”.
Cresce in Italia il volontariato ambientale. E si conferma una solida realtà, con un ruolo cruciale per la difesa del nostro territorio. Sono in sintesi le due facce che emergono dall’analisi del Censimento permanente delle istituzioni non profit redatto dall’Istat, con i numeri più recenti a disposizione e aggiornati a fine 2015. Grazie a questa radiografia in cifre del Terzo settore, è possibile disegnare un identikit della “solidarietà verde” da Nord a Sud della Penisola, mettendo in luce punti di forza e qualche debolezza. Oltre a un ritratto quantitativo del volontariato ambientale, abbiamo di seguito riportato – selezionando fra un ventaglio smisurato di numeri in continuo aggiornamento – anche alcuni dati che consentono di scattare una fotografia dello stato di salute dell’ambiente in Italia, in Europa e nel mondo. Cifre che segnalano gravi criticità, allarmi ed
emergenze.
180 mila sono gli “angeli custodi” impegnati nella salvaguardia e promozione dell’ambiente in Italia. Sono il 3,2% su un totale 5 milioni 529 mila volontari. Il 46% ha un’età compresa fra 30 e 54 anni. Rispetto al genere sono in leggera prevalenza gli uomini
con il 55,7% (Fonte Istat)
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28,2% È l’aumento percentuale del numero dei volontari nel settore green della solidarietà nel periodo 2011-2015. Una percentuale quasi doppia a confronto del 16,2% fatto segnare dal volontariato in generale. (Fonte Istat)
32,5 Il numero medio di volontari per ogni realtà non profit del settore ambiente. Questo dato è più del doppio rispetto al 16,4 fatto registrare in generale nel Terzo settore italiano.
(Fonte Istat)
2964 Il numero dei lavoratori nel segmento “verde” del non profit, di cui 1.681 nella protezione dell’ambiente e 1.283 nella protezione animali. Sono solamente lo 0,2% rispetto al milione e 81 mila persone a cui in totale il non profit dà un lavoro retribuito nel nostro Paese. (Fonte Istat)
54,6% La diminuzione del numero dei dipendenti nelle istituzioni non profit nel settore dell’ambiente nel quinquennio 2011-2015. Un calo in controtendenza rispetto alla crescita del più 15,8% dei dipendenti nel Terzo settore in Italia nello stesso periodo. (Fonte Istat)
1,1% Il numero di dipendenti ogni 100 cittadini impegnati gratuitamente nel volontariato ambientale. Un dato nettamente più basso rispetto al 14,3 fatto segnare come media nazionale. (Fonte Istat)
5.105 Il numero degli enti non profit del settore ambiente, pari all’1,5% del numero totale di realtà del Terzo settore attive nel nostro Paese nel 2015. Nello specifico: 3.395 enti si occupano di protezione dell’ambiente e 1.710 della protezione animali. (Fonte Istat)
19% Il calo delle istituzioni non profit attive nel settore dell’ambiente in Italia. Dalle 6.293 registrate nel 2011 si è scesi alle 5.105 del 2015. Una diminuzione di tendenza opposta rispetto al rialzo complessivo del numero delle realtà operanti nel Terzo settore, che sono salite dell’11,6% nello stesso periodo (da 301.191 a 336.275). (Fonte Istat)
253milioni e 850 mila euro di finanziamento ricevuti dalle istituzioni non profit operanti nell’ambiente nel 2015 in Italia. In dettaglio: 197 milioni sono stati ricevuti da finanziamenti privati e 56 milioni sono stati erogati dal pubblico. (Fonte Istat)
33% la quota di finanziamento delle istituzioni non profit del settore ambiente ricevute sotto forma di contributi degli aderenti rispetto ai 253,8 milioni totale delle loro entrate. Questa percentuale è pari a un importo di 83,4 milioni di euro. (Fonte Istat)
12 mila e 777 Il numero di interventi effettuati dalle associazioni ambientaliste in Italia nel 2015 per la salvaguardia del territorio, inclusa pulizia di sentieri e spiagge. È di gran lunga l’attività svolta maggiormente dal volontariato ambientale. Sul secondo gradino del podio, con 5.642 interventi, la gestione e valorizzazione delle aree protette (inclusi parchi, riserve e monumenti naturali). Al terzo posto i 5.624 interventi svolti per la promozione del riciclo, riuso e smaltimenti dei rifiuti. (Fonte Istat)
483 I chilogrammi di spazzatura che ogni cittadino dell’Unione europea produce in un anno. Nel 2016, nei 28 Stati dell’Ue, c’è stato un aumento rispetto al 2015 dello 0,7%, da 244,8 milioni di tonnellate a 246,6 milioni. In dettaglio: considerando l’Ue a 15 Paesi, l’aumento registrato tra il 2015 e il 2016 è stato pari allo 0,2% (da 211,3 milioni di tonnellate a 211,7 milioni), mentre in riferimento ai nuovi Stati membri, si è rilevato nello stesso periodo, una crescita del 4% (da 33,6 milioni di tonnellate a 34,9 milioni).(Fonte
Rapporto Rifiuti Urbani 2018 Ispra)
29,5 I milioni di tonnellate di rifiuti urbani prodotti in Italia nel 2017, in diminuzione del meno 1,7% rispetto al 2016 per una quantità di 524 mila tonnellate in meno. (Fonte Rapporto Rifiuti Urbani 2018 Ispra)
55,5% La quantità media di raccolta differenziata dei rifiuti urbani in Italia nel 2017, pari 16,4 milioni di tonnellate. Una percentuale in aumento a confronto del 52,5 registrato nel 2016. (Fonte Rapporto Rifiuti Urbani 2018 Ispra)
8,3 I miliardi di tonnellate di plastica prodotta nel mondo dagli anni Cinquanta fino a oggi. Facendo qualche proporzione, il Titanic pesava 52.310 tonnellate. In poco più di 60 anni, nel mondo sono stati prodotti un numero di circa 158.670 Titanic di plastica. La produzione globale di plastiche è passata da due milioni di tonnellate del 1950 a più di 400 milioni di tonnellate del 2015. (Fonte “Production, use and fate of all plastics ever made” 2017)
6,3 I miliardi di tonnellate di plastica (pari a 120.436 Titanic) che sono diventati spazzatura. Al termine del suo utilizzo solo il 9% della plastica è stato riciclato, il 12% è stato incenerito e il 79% ammassato in discariche o disperso nell’ambiente, con grave danno per gli ecosistemi. (Fonte “Production, use and fate of all plastics
ever made” 2017)
9 I milioni di tonnellate di plastica che in media ogni anno sono sono riversati in mare. (Fonte “Production, use and fate of all plastics ever made” 2017).
55 I capoluoghi di provincia su un totale di 111 in Italia, nei quali nel 2018 sono stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili (Pm10) o per l’ozono nell’aria. In 24 di questi 55 capoluoghi il limite è stato superato per entrambi i parametri, con la conseguenza diretta, per i cittadini, di aver dovuto respirare aria inquinata per circa 4 mesi. (Fonte Rapporto Mal’Aria 2019 Legambiente)
150 I giorni in cui i limiti della qualità dell’aria sono stati superati a Brescia nel 2018. La città d’Italia peggiore per l’inquinamento da polveri sottili od ozono. Nella speciale classifica di Legambiente al secondo posto c’è Lodi (149 giorni), al terzo c’è Monza (140 giorni). (Fonte Rapporto Mal’Aria 2019 Legambiente)
38 I milioni di auto private in circolazione in Italia. Questi veicoli garantiscono in tutto il 65,3% degli spostamenti. L’Italia è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di motorizzazione: una media di 65 auto ogni 100 abitanti. Valori enormi se confrontati con quelli di alcune capitali europee: a Parigi ci sono 36 auto per 100 abitanti, come a Londra e a Berlino. (Fonte Rapporto Mal’Aria 2019 Legambiente)
66mila I decessi per l’inquinamento dell’aria in Italia nel 2015. In rapporto alla popolazione, il nostro Paese si col2loca in una delle posizioni peggiori rispetto al resto d’Europa dove sono in media oltre 400 mila le morti premature per lo smog ogni
dodici mesi. (Fonte Agenzia europea per l’ambiente)
1,58 I gradi di temperatura sopra la media del periodo di riferimento (1971-2000) registrati nel 2018 in Italia. Un innalzamento del termometro anomalo che ha superato il precedente record del 2015 (+1.44°C sopra la media). A parte febbraio (con un’anomalia negativa) e marzo (in media rispetto al trentennio di riferimento), tutti gli altri dieci mesi del 2018 hanno fatto registrare anomalie positive e nove di essi di oltre 1 grado rispetto alla media.
Particolarmente eccezionali sono stati i mesi di gennaio (il secondo gennaio più caldo dal 1800 ad oggi con una anomalia di +2.37°C rispetto alla media) e aprile (il più caldo di sempre, con un’anomalia di +3.50°C rispetto alla media). (Fonte CNR)
968 I rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia (sono 90.049 i rifiuti censiti in totale) lungo gli arenili italiani. Su 93 spiagge monitorate, per un totale di circa 400mila metri quadri, pari a quasi 60 campi di calcio, sono stati trovati 90.049 i rifiuti in totale. L’81% è rappresentato dalla plastica (784 rifiuti ogni 100 metri) e per una spiaggia su tre la percentuale di plastica eguaglia o supera il 90% del totale dei rifiuti monitorati. (Fonte Indagine Beach Litter 2019 Legambiente)
81% dei rifiuti rinvenuti sulle spiagge italiane è costituito da plastica (tappi e bottiglie e contenitori bevande, bicchieri, cannucce, posate e piatti usa e getta, cotton fioc, pezzi di polistirolo e mozziconi di sigaretta). Mentre il 7,3% corrisponde a vetro/ceramica (bottiglie, tegole, mattonelle, calcinacci). Segue il metallo, 3,7%, costituito per lo più da lattine di bevande e soprattutto tappi e linguette. (Fonte Indagine Beach Litter 2019 Legambiente)