GRANDE IL VOLONTARIATO! PROPRIO PER QUESTO NON STRUMENTALIZZIAMOLO
In "Volontariato e innovazione in Italia" la fotografia di una realtà che cresce, ma rischia di snaturarsi se assume ruoli che non le sono propri
21 Agosto 2017
Leggere il libro Volontariato e innovazione sociale in Italia (Il Mulino, 2017), pensavo fosse una faccenda noiosa. Ho trovato la bella sorpresa: un testo che ti coinvolge, ti attrae e ti fa dubitare. Insomma ti favorisce nel pensare.
Si tratta di una ricerca inedita su un campione di volontari e di ex volontari, ma anche di un approfondimento per macro temi e tendenze. Si tratta di una lettura originale di dati nazionali già disponibili, ma anche un incrocio tra questi dati nazionali e le tendenze europee e mondiali. Tutto insieme queste cose e molte altre. Insomma un testo originale, realizzato anche grazie al sostegno concreto della ConVol, che si affianca ad un altro bel libro, curato da Guidi, Fonovic , Cappadozzi: Volontari e attività volontarie in Italia. Antecedenti, impatti, esplorazioni (Il Mulino, 2017).
LA METAMORFOSI DEL MONDO. Pare che ci sia un nuovo interesse, anche da parte dei ricercatori, per i volontari ed il volontariato. Questo sarebbe utile, se fosse confermato nel tempo, poiché le trasformazioni in atto nelle società moderne stanno infrangendo ogni certezza o dato definito. Si stanno innestando trasformazioni generali nella società, nelle istituzioni, nella relazione tra le persone, nella comunicazione, che forse non sono solo un vorticoso cambiamento del mondo intero, ma sono una vera e propria “metamorfosi del mondo”, come ha ipotizzato Ulric Beck nel suo ultimo e faticoso lavoro.
LE FONTI DELLA RICERCA. Intanto partiamo dalle fonti di ricerca empirica quantitativa e poi veniamo alle elaborazioni e riflessioni contenute nel libro. Ecco le fonti:
1. Una indagine ah hoc effettuata nel 2014, su un campione stratificato per età, genere, e macro regione di 1.000 volontari (701) ed ex volontari (302)
2. Una indagine effettuata nel 2014 su un campione stratificato per macro regioni di 850 organizzazioni di volontariato
3. Dati ISTAT: indagine multiscopo Vita Quotidiana divari anni e Censimento sulle istituzioni non profit del 2011.
4. Dati di due indagini internazionali per favorire il confronto con i dati italiani: European Value Survey e Word Values Survey
5. Dati del Report nazionale delle 44mila Organizzazioni di Volontariato censite dal sistema dei Csv.
NOVE CONCETTI. Volontariato e innovazione sociale in Italia è strutturato in nove capitoli affidati, come dicono i curatori, ad autorevoli studiosi del welfare, del volontariato e della partecipazione democratica in Italia. I risultati principali dello studio sono anticipati, per titoli nel primo capitolo scritto dai curatori. Si tratta di nove concetti che confermano alcune tendenze di fondo presenti in altri studi, ma offrono spunti per nuove chiavi di lettura. Ecco nel Box i nove concetti:
QUANTI SONO I VOLONTARI. Nell’impossibilità di discutere di tutti i concetti mi soffermerei , rimandando ovviamente al testo, a riflessioni e pensieri relativi ad alcuni.
Intanto le motivazioni che orientano i cittadini a fare volontariato sono leggibili osservando sia il vorticoso aumento delle organizzazioni che il numero dei volontari. Dopo il censimento Istat del 2011, si sono affermate stime a volte ingigantite soprattutto in relazione alle modalità di rilevazione adottate. Le ricerche specifiche come questa danno stime forse più realistiche anche in relazione al fatto che tentano di osservare solo le organizzazioni di volontariato ed i volontari.
Comunque, parlando solo di organizzazioni di volontariato, siamo passati da circa 7 mila organizzazioni negli anni ottanta a oltre 45 mila nel 2015 ed i soci sono, ad una stima prudente del Report di CSVNET, oltre 350.000. L’Istat contabilizza l’insieme dei volontari in oltre 800.000.
CHI FA NASCERE LE ORGANIZZAZIONI. Alle 850 associazioni del campione ConVol è stato chiesto chi ha promosso la nascita delle loro organizzazioni. Risulta che il 72,7% delle associazioni è nato su impulso di gruppi informali, il 18,1% è nato da singoli cittadini, il 12,1% da altre organizzazioni preesistenti, e l’ 8,1% da organismi religiosi.
Di particolare interesse sono i dati relativi ai soggetti che hanno favorito e sostenuto la nascita delle organizzazioni di volontariato. Si tratta di tre tipologie di soggetti: Centri di servizio per il volontariato, Enti locali e sindacati, imprese e partiti. Dai dati emerge negli anni un crescente peso del supporto dei Centri di servizio (con un picco al sud), uno stabile sostegno degli enti locali (con un picco al centro nord) ed un persistente, e per me sorprendente, supporto da parte di sindacati, imprese e partiti, che solleciterebbe maggiori approfondimenti ed incoraggiamenti viste le potenzialità che questi soggetti avrebbero nell’offrire sostegno ed aiuto.
CINQUE TIPI DI AZIONE VOLONTARIA. Nel capitolo quarto di Volontariato e innovazione sociale in Italia, scritto dai curatori e da Massimo Lori, vengono discussi i dati dell’Indagine Istat multiscopo del 2013 che ha individuato cinque tipi di azione volontaria dentro organizzazioni. Le prime tre sono maggiormente diffuse mentre le altre sono di nicchia. Nella Tabella 2 sono riportati i dati in sintesi.
La prima, il volontariato solidaristico religioso, è la più tradizionale e consolidata di azione volontaria e corrisponde agli ambiti laico e cattolico, che storicamente hanno favorito la diffusione del volontariato.
La seconda, il volontariato di promozione sociale, che potremmo anche definire relazionale, in cui prevalgono attività culturali, sportive e ricreative volte al benessere ed alla relazione con gli altri.
La terza, il volontariato di attivismo civico, in cui l’azione volontaria è motivata alla partecipazione sociale volta a soddisfare bisogni non soddisfatti dai servizi pubblici e a dare un contributo alla comunità ed all’ambiente.
La quarta e la quinta dimensione sono decisamente minoritarie. Le piccole dimensioni della quarta, il volontariato di apprendimento, potrebbe in prospettiva crescere, se diventa davvero evidente il vantaggio ed anche il riconoscimento formale degli apprendimenti maturati nell’attività di volontariato. La quinta è quella del volontariato impersonale, in cui le motivazioni all’azione non sono chiare e, comunque, non espresse dagli intervistati e l’unico tratto distintivo sembra quello di ritenere che l’esperienza di volontariato non abbia cambiato nulla nelle loro vite (succede anche questo).
IL PERSONALE RETRIBUITO. Un ultimo elemento di interesse è la presenza di personale retribuito e l’incidenza dei rimborsi forfettari tra le associazioni di volontariato.
Il Censimento Istat stima, oltre agli 800 mila volontari, anche 12.000 persone retribuite nelle organizzazioni di volontariato. La percentuale degli assunti nelle ODV è del 3% .
Per quanto riguarda i rimborsi forfettari ai volontari (di norma i volontari dovrebbero ricevere il rimborso per le spese effettivamente sostenute e documentate dall’associazione di cui sono soci) dallo Studio ConVol del 2014, emerge un uso, definito “disinvolto”, praticato dal 28,3 % delle organizzazioni intervistate. Il valore è tutt’altro che basso ed indica una tendenza anche alla luce del dato della ricerca Fivol del 2006 che lo quantificava al 6,2%.
Questi dati possono anche essere utilmente connessi con le intenzioni e gli obiettivi della nuova legge e con il recente DECRETO LEGISLATIVO 3 luglio 2017 n. 117, Codice del Terzo Settore. Insomma a fronte di una irrilevante presenza di personale retribuito nelle organizzazioni di volontariato il Decreto prima, all’art 32, afferma che le attività sono svolte prevalentemente da volontari associati ma poi, all’art. 33, concede che il numero dei lavoratori non può essere superiore al cinquanta per cento del numero dei volontari. Sembra emergere una volontà di spingere verso la presenza di personale retribuito nelle associazioni di volontariato, quando il dato di partenza è davvero marginale e nessuna organizzazione sentiva questa marginalità come una privazione.
IL RUOLO DEL VOLONTARIATO. Potrebbe sembrare che le intenzioni del legislatore siano orientate a mutare la natura e la composizione delle associazioni di volontariato, anche per predisporle ad altri impieghi nella vera e propria gestione di servizi pubblici. Questa affermazione, alquanto bizzarra, è credibile, almeno come conseguenza non voluta, anche alla luce dell’art. 56 sulle Convenzioni, dove si concede alle Pubbliche amministrazioni di stipulare «convenzioni finalizzate allo svolgimento in favore di terzi di attività o servizi sociali di interesse generale, se più favorevoli rispetto al ricorso al mercato». Questa formulazione lascia pensare che nella Convenzione possano, addirittura, essere compresi, tra il rimborso delle spese sostenute e documentate, anche quelle relative al personale dipendente.
Come aggravante finale, la possibilità da parte della Amministrazioni pubbliche di attivare Convenzioni “se più favorevoli rispetto al ricorso al mercato” che confligge in ordine con: Il codice degli appalti, le deliberazioni dell’ANAC , la legge 328/2000 ed il buon senso.
LE ASSOCIAZIONI IBRIDE. Questo stravolgimento del ruolo, della funzione e dell’identità delle organizzazioni di volontariato è, se non frutto di personali preoccupazioni, già segnalato nel capitolo sesto, di Licursi e Marcello, del volume Volontariato e innovazione sociale oggi in Italia. Gli autori rappresentano l’universo delle organizzazioni di volontariato e definiscono “ibride” quelle che hanno personale retribuito residuale e rimborsi forfettari (38%) e decisamente imprese sociali di fatto (2,2%) quelle che hanno personale retribuito pari alla metà (e qualche volta più) dei volontari e rimborsi spesa forfettari.
La legge sul Terzo Settore avrebbe forse potuto mettere ordine e distinguere meglio. Speriamo che i numerosi decreti attuativi che ci attendono possano chiarire gli aspetti contraddittori e conflittuali, sia tra i vari articoli dello stesso Decreto che con altre disposizioni legislative, e le preoccupazioni per i il futuro del volontariato italiano.
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Ugo Ascoli, Emanuele Pavolini (a cura)
Volontariato e innovazione sociale oggi in Italia
Ed. Il Mulino 2017
€ 25,00