VOLONTARIATO MUNICIPALE: UN MODELLO A RETE PER RISPONDERE MEGLIO AI BISOGNI
Tre associazioni nel Municipio 3 di Roma lo hanno già sperimentato. Ora si punta a replicare il volontariato municipale in altri municipi romani
13 Dicembre 2018
Fondare un volontariato municipale che metta in rete scuole, associazioni e istituzioni creando un ponte di solidarietà tra giovani e adulti. Un progetto che – in buona parte – è già realtà grazie all’impegno costante di tre associazioni del Terzo municipio di Roma (Televita, Oltre le barriere e i Gruppi di Volontariato Vincenziano) che da diversi anni rispondono ai bisogni dei cittadini in difficoltà: c’è chi si occupa di assistenza domiciliare a giovani con disabilità mentali, chi sta vicino ad anziani soli, chi organizza attività pomeridiane per la terza età coinvolgendo gli studenti delle scuole vicine.
I primi risultati di questa iniziativa pilota sono stati presentati lo scorso 12 Dicembre presso la parrocchia San Frumenzio nel Nuovo Salario. Grazie al finanziamento di un bando di Roma Capitale, queste tre associazioni sono riuscite a potenziare i loro servizi nel quartiere (per lo più dedicati agli anziani) riuscendo a mettere in pratica un modello di volontariato municipale che si concretizza in tre azioni: identificare i bisogni del quartiere, programmare delle azioni e rispondere alle esigenze di quanti più cittadini.
«Abbiamo chiamato questo progetto Occhiali rosa e… maniche rimboccate», racconta Sergio, volontario di Televita, «per ribadire che non è tutto nero quello che ci viene trasmesso dagli organi di informazione. Occorre cambiare il colore della montatura per guardare i nostri vicini di quartiere con altri occhi, attivandoci con gli strumenti che abbiamo. Pensavamo che coinvolgere gli studenti delle scuole in progetti dedicati agli anziani sarebbe stato impossibile, invece la loro risposta ci ha sorpreso! Alcuni ragazzi hanno persino sacrificato le loro vacanze estive per assistere i nostri nonni e nonne, anche grazie all’alternanza scuola lavoro».
IL QUESTIONARIO. Per far emergere bisogni e potenzialità le tre associazioni hanno stretto una collaborazione con il reparto sociale del CNR (Centro Nazionale Ricerche) costruendo un questionario sottoposto ad un campione di oltre 150 cittadini del municipio con età compresa dai 12 ai 92 anni. Quasi tutti gli intervistati hanno espresso il desiderio di impegnarsi per la città (circa l’87%), un dato che per la sola fascia di età 12-25 si attesta all’88%. L’informazione viene ritenuta la modalità più utile per attivare la partecipazione al volontariato (32%) seguita da strumenti di proposte concrete (25%) e da luoghi di confronto (17%). I social network sono considerati dalla maggioranza degli intervistati utili per coinvolgere le persone anche se ancora un 22% di loro rimane diffidente da questi nuovi mezzi di comunicazione.
Le attività dove i cittadini si sentono più chiamati a poter offrire il proprio impegno sono quelle di ascolto delle persone (35%) seguite dalla formazione di carattere educativo e culturale, complessivamente il 33%. Solo l’8% è disponibile a organizzare eventi, e il 15% a collaborare nella pratica e nella logistica. Un dato interessante è la poca disponibilità a collaborare all’informazione mentre avevamo visto che questa era considerata la modalità migliore per attivare la partecipazione. Un ultimo dato del sondaggio riguarda l’impegno dei volontari in termini di tempo: l’84% del campione dichiara di avere poco tempo a disposizione mentre la maggioranza riduce a sole 2 ore a settimana la possibilità di impegnarsi in attività dedicate agli altri.
C’È VOGLIA DI IMPEGNARSI. Un quadro che, seppur a luci ed ombre, ci descrive un municipio attivo e delle associazioni che hanno vinto la sfida di coinvolgere le scuole del quartiere in attività sociali. Uno di questi è Alberto che all’ultimo anno di liceo, grazie all’alternanza scuola-lavoro, ha imparato come prestare servizio agli anziani soli. «A coinvolgermi è stata la mia insegnante di scienze. C’ho visto subito una buona idea, un’opportunità per lasciare un piccolo segno negli abitanti del quartiere. Mi ha subito colpito la platea di questo progetto: giovani e anziani con linguaggi diversi ma problematiche sociali simili».
C’è spazio anche per i giovani rapper come il giovane Gimmy Kvex che grazie alle sue passioni di musica e montaggio video è riuscito a raccontare in un piccolo cortometraggio la storia di Pietro, un signore di 92 anni segnato dalla guerra che ha vissuto da giovane.
UN MODELLO DA REPLICARE. «Il problema del volontariato», continua Sergio, «è che si ha paura di chiedere. Se non si chiede, le cose, purtroppo, non si smuovono. A Milano hanno aperto un portale chiamato Kaumatua, ovvero quegli anziani che nelle tribù Maori hanno il compito di guidare e trasmettere la forza ai più giovani: un luogo virtuale dove iscriversi mettendo a disposizione delle ore di volontariato per gli anziani del proprio quartiere. Ci siamo già messi in contatto con il gruppo promotore dell’iniziativa e nel 2019 la nostra sfida è di farla approdare anche a Roma. Anche questo è un modo per rimboccarsi le maniche!»
Al di là del termine impegnativo, il volontariato municipale è realtà concreta di questi quartieri, favorito anche dal supporto della giunta municipale. «Dal sondaggio è emerso che la maggioranza dei cittadini ha molta diffidenza in noi istituzioni, fa male saperlo ma posso comprendere il motivo», dice Maria Concetta Romano, assessore alle Politiche sociali del Municipio 3. «Sulla questione della poca informazione di attività di volontariato, insieme alla giunta, abbiamo intenzione nel 2019 di realizzare una guida cartacea (non tutti hanno accesso ad internet) sui servizi messi a disposizione nel quartiere, che sappiamo essere molti. Siamo coscienti di avere molti cavilli burocratici come municipio, ma faremo tutto il possibile per essere in rete con le associazioni».
Il prossimo obiettivo è quello di estendere il “modello a rete” di questo volontariato e di replicarlo in altri municipi della Capitale.
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