QUASI L’8% DEGLI ITALIANI LAVORA GRATIS PER GLI ALTRI. ECCO CHI SONO
Il volontario medio ha un buon titolo di studio, ama sentirsi utile, non necessariamente fa parte di un'associazione.
19 Aprile 2016
La ricerca promossa dalla Fondazione Volontariato e Partecipazione (Fnv), basata su dati raccolti dall’Istat e dalla stessa Fnv in collaborazione con il Centro Nazionale del Volontariato (Cnv), ha svelato un interessante prospetto del volontario medio impegnato nei diversi settori delle attività di sostegno alla società civile, sia che operi in affiliazione con Organizzazioni di Volontario riconosciute o che lo faccia in proprio.
Il volontario medio vive principalmente in piccoli comuni, dai 2000 ai 50000 abitanti, e presta servizio gratuito per circa 18 ore al mese (50% del campione). La presenza di uomini è superiore alle donne, i volontari hanno un’età media che oscilla tra i 45 e i 75 anni, hanno una buona istruzione, sono in buone condizioni economiche e appartengono a nuclei familiari non troppo numerosi. Le motivazioni del volontario medio sono diverse ma, più o meno, in testa a la classifica troviamo che il 50% di loro opera nel volontariato per sentirsi utile alla società; in seconda piazza ci sono quelli che sposano la causa di un’associazione che conoscono bene o di cui fanno parte gli amici; in terza posizione ci sono quelli che appartengono ad associazioni con un base religiosa, mentre l’ultimo posto è rappresentato da quelle persone che diventano volontari per arricchire il loro bagaglio di esperienze.
I numeri del volontario medio
Il campione analizzato tra il bienno 2013-2014 consta complessivamente di 26mila unità provenienti dalle OdV, rappresentate dai loro circa 1900 presidenti, e di ben 19mila famiglie intervistate. Istruzione, condizione economica, tipo di lavoro, sono solo alcuni dei marcatori usati per effettuare la ricerca, ma il dato più evidente che emerge da questo report è la differenziazione di scopo e settore scelto per la propria prestazione tra le persone che operano nel volontariato.
C’è da considerare inoltre che, nella ricerca, vengono riportate alcune cifre del volontario fuori dalle associazioni: una forma di aiuto non codificato, discontinuo, che tuttavia rappresenta un dato molto importante.
La percentuale media di volontari attivi nelle OdV sul territorio nazionale rispetto al totale della popolazione italiana è del 3,2%, un dato confermato al centro dello stivale, che ha punte più alte al Nord Italia (4,2%) e un 2% complessivo rappresentato dal Sud e dalle Isole. Il totale arrotondato è quindi 1,7 milioni di persone attive. Valori in percentuale molto più bassi rispetto al volontariato fuori dalle organizzazioni che, numeri alla mano, raggiunge il 4,6% medio degli abitanti italiani e consta di circa 6,6 milioni di persone: un numero impressionante che meriterebbe qualche riflessione in più.
I volontari nelle associazioni
Da qui la ricerca promossa da Fnv sul volontario medio vira decisamente verso l’analisi dei cluster dei soli volontari nelle associazioni, calandoci nell’aspetto demoscopico del fenomeno. La ricerca ha suddiviso i volontari anche in quattro categorie denominate: donatori (15% campione), giovani neofiti (15%), volontari di base (15%) e volontari con ruoli tecnici o direttivi (oltre il 50%). Nella prima categoria si trovano persone che operano nel volontariato per fare qualcosa i utile, lavorano al Sud Italia e oscillano in una fascia d’età tra i 35 e i 44 anni. Con un’istruzione scolastica media, per il 65% sono di sesso maschile e prestano le poche ore a disposizione principalmente nel settore afferente alla sanità.
La seconda categoria dei neofiti appartiene a persone tra i 14 e i 24 anni, studenti giovani o disoccupati. Vivono mediamente nelle Isole e il campione più forte sono le donne col 66%, che hanno molto libero e operano nel settore delle relazioni sociali.
Il terzo profilo è rappresentato da persone intorno ai 65 anni, per lo più maschi pensionati o donne casalinghe con buon numero di ore da prestare al servizio. Hanno un’istruzione modesta o assente in qualche caso, prestano servizio nei settori più vari, vivono nel Nord-Est e non partecipano con assiduità sui social network o ad eventi culturali del loro contesto.
L’ultima categoria è molto affollata ed è rappresentata da persone in carriera nel lavoro. Hanno un’età media tra i 45 e i 54 anni, vivono nel Nord Italia e godono di un’istruzione superiore o della laurea. Hanno un soddisfacente numero di ore disponibile per il volontariato e operano nei settori dell’assistenza sociale e della protezione civile. Non è anomalo però che siano affiliati a più organizzazioni, specialmente in associazioni che si occupano di eventi culturali, filantropici, raccolte fondi per l’istruzione o per la ricerca.
Per quanto riguarda gli effetti del loro contributo a chi ne ha più bisogno, in questo caso allargando anche ai volontari non appartenenti ad associazioni, la metà del campione ha risposto definendosi soddisfatti prima di tutto a livello personale; in secondo luogo sono contenti di aver aumentano la loro rete di amicizie e contatti; infine, dichiarano che il volontariato ha dato loro una nuova percezione del contesto in cui vivono.
Il volontario nella regione Lazio
Nel nostro territorio non brilliamo per numero di abitanti impegnati nel volontariato: non contribuiamo ad alzare la media di partecipazione nazionale del 3,2% come, invece, fa il Trentino Alto Adige con il suo ottimo 7,8%. Solo il 2,5% dei cittadini presta servizio e le ore mensili medie dedicate al volontariato sono 12, molto al di sotto delle ore offerte dal campione nazionale.
Il 60% della popolazione laziale che presta volontariato appartiene a una fascia di reddito medio-alta. La maggior parte di loro è attiva nel lavoro, mentre il resto sono pensionati. Buono il grado d’istruzione scolastica, con un 42% di diplomati alla scuola superiore e un 30% di laureati almeno al triennio. Come in altri casi, il volontariato nel Lazio è trainato dal sesso femminile in un’età media che va dai 35 ai 44 anni.